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The Eye of the Storm - Conferenza stampa

01/11/2011 | News
The Eye of the Storm - Conferenza stampa

Nella Sala Petrassi dell’Auditorium si è svolta la conferenza stampa del film The Eye of the Storm alla presenza del regista australiano Fred Schepisi e della straordinaria attrice protagonista Charlotte Rampling. Ecco cosa hanno raccontato del film.

Una domanda per Charlotte Rampling, lei ha definito il suo personaggio una sorta di “Re Lear” al femminile. Ci può raccontare la sua visione del personaggio?
Charlotte Rampling: Penso che si potrebbe dire che il personaggio di Elizabeth Hunter ha osato intraprendere un lungo viaggio in cui ha lasciato molte vittime, i suoi figli innanzitutto che devono pagare per i peccati della loro madre.

Una domanda per il regista. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Patrick White, cosa l’ha colpito del romanzo e perché ha deciso di farne un film?
Fred Schepisi: Non avevo un gran desiderio di fare un film tratto da un romanzo di più di seicento pagine. Ma la persona che mi ha portato il libro aveva buoni motivi per convincermi, io ci ho riflettuto, ho scavato nel libro e quello che ho trovato è stato un tipo di humour particolarmente tagliente, cupo. In tutte  le famiglie ci sono conflitti e tensioni ma in questo romanzo erano raccontati con grande efficacia e così ho deciso di farne un film.

Una domanda per Charlotte Rampling. Lei ha detto di apprezzare la storia perché al centro c’è il personaggio femminile più maturo. Lei ha anche accettato di invecchiarsi coraggiosamente per interpretare questo personaggio.
Rampling: E’ una cosa molto interessante vede che il personaggio principale di un film è una donna che sta invecchiando e morendo e che non ha alcun fascino immediato. Il fatto che sia incentrato su questa matriarca che è il cuore della storia, una donna vecchia, un personaggio difficile, antipatico, talvolta buffo, che non ha freni inibitori perché quando sai che stai morendo non hai freni, è stata una scelta coraggiosa e molto stimolante. Fred ha preso un libro splendido e lo ha tradotto in qualcosa di bello.

Al regista, una domanda sul rapporto tra padroni e servi. All’inizio sembra una distinzione simile a quella che c’è in Gosford Park di Robert Altman ma poi i due piani, alto-basso si intersecano.
Schepisi: E’ un elemento che è presente nel romanzo. White in realtà parla di sua madre e di sé stesso, la casa di White somiglia a quella del film. Le persone al piano di sotto hanno aspirazione ad arrivare al piano di sopra, tranne un’infermiera che vive in un mondo un po’ spirituale. L’altra infermiera è invece convinta di poter raggiungere una posizione migliore se costruisce un rapporto con qualcuno delle classi superiori. La cuoca tedesca che ha perso la sua casa durante le persecuzioni dei nazisti, si sente perduta e ora desidera aggrapparsi a questa sua nuova casa. Anche i due figli hanno una doppia aspirazione, la prima è quella di ottenere una parte del testamento ma soprattutto quello che vogliono è riconquistare l’amore della madre. C’è un bisogno che va in due direzioni. Molte persone che si ritrovano in una fase avanzata della vita hanno come amici persone di fiducia, persone che sono al loro servizio come infermiere, governati, avvocati. Sono tutti elementi che si trovano nel romanzo ed è uno degli aspetti che più mi ha attratto.  

Il rapporto che c’è tra la madre e il figlio Basil è teso e molto amaro. Ce ne può parlare?
Schepisi: Si, Elizabeth ha un rapporto conflittuale sia con il figlio che con la figlia. Si rende conto che tutti quei “giochetti” che fa col figlio sono una forma di negazione, ma è tanto intelligente da capire che nel figlio c’è altrettanto risentimento come c’è nella figlia.

Per Charlotte Rampling. Molte attrici si lamentano del fatto che mancano i ruoli per le attrici sopra i quarant’anni. Come vive lei questa situazione? C’è qualcosa di lei nel personaggio di Elizabeth Hunter?
Rampling: Penso che ci vuole molto coraggio, non bisogna pensare solo all’età, bisogna cercare di essere “qualcuno”, se sei un’attrice devi incarnare un essere umano. Puoi avere un’evoluzione come essere umano o come attrice o viceversa. L’età naturale è un elemento, certo siamo tutti un po’ narcisisti, ci piace essere belli e piacenti, ma non è possibile esserlo per sempre perché si invecchia, è la natura. Ma se ti consenti di essere vecchio, se hai autocoscienza di te, le gratificazioni sono enormi. Naturalmente è più bello essere giovani e attraenti, ma se vai avanti, approfondisci, scavi, ti accorgi che non è male.
Riguardo alla seconda domanda penso che per quanto possiamo essere persone terribili siamo sempre noi. Io sono molto diversa da Elizabeth Hunter ma dentro di me ho qualcosa di lei, come dentro di me ho tanti altri aspetti, come ognuno di noi ha una gran moltitudine di aspetti.

Per Charlotte Rampling. Lei ha interpretato molti personaggi controversi. C’è qualche parte che non accetterebbe mai?
Rampling: Si, ci sono cose che non vorrei fare, dentro di me ho rispetto per ogni essere umano, quello che recito comunque deve rimanere accettabile, qualcosa di cui non mi vergogno la sera quando vado a dormire. Non scelgo, aspetto che vengano da me persone straordinarie come Fred per poi accettare questo tipo di personaggi.

Per Charlotte Rampling. Lei interpreta una madre ingombrante perché deve farsi perdonare dai figli di essere stata una madre ingombrante. Cosa ne pensa lei e cosa pensa il regista?
Rampling: Secondo me Elizabeth Hunter ha un modo piuttosto strano di rapportarsi ai figli, sta cercando di renderli persone più coraggiose, vorrebbe vedere in loro un modo forte di vivere, probabilmente sente che lei ha quasi spezzato questi figli. Negli anni Settanta, l’epoca in cui si svolge il film, le donne cominciavano a diventare indipendenti, ma alcune donne hanno esagerato, in effetti a quell’epoca molte donne non sapevano davvero come comportarsi con i propri figli. Elizabeth sta cercando di rendere più forti i suoi figli ma sbaglia tutto. Lei sente che i suoi figli non hanno la capacità di reggere una tempesta come lei. Lei ha di fatto castrato dei figli che ama.
Schepisi: Se Elizabeth Hunter fosse stata un uomo si sarebbe stati meno critici perché sarebbe appartenuto di più alla norma il suo modo di comportarsi. Elizabeth difende un po’ il diritto delle donne di comportasi come un uomo.

Una domanda per il regista. L’umorismo di Patrick White è spesso feroce con la sua classe e il suo ambiente, cosa l’ha spinta a portarlo sullo schermo?
Schepisi: Si, il libro ci ha dato moltissimi indizi perché White scrive molto sulla vita interiore dei suoi personaggi. Poi c’è l’interpretazione, Charlotte è una persona con una sua autonomia di approccio, nel recitare la sua parte mi ha tirato fuori anche un aspetto di seduzione nel personaggio, è splendido che questa donna in fin di vita mantenga questa grande capacità di seduzione. Se mantieni questo aspetto riesci anche a mantenere anche l’umorismo che c’è nel romanzo.

Elena Bartoni

 


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